Limite by Remo Bodei

Limite by Remo Bodei

autore:Remo Bodei
La lingua: ita
Format: mobi, epub
ISBN: 9788815326447
editore: Società editrice il Mulino, Spa
pubblicato: 2016-01-02T23:00:00+00:00


2. Sono stati i grandi progressi della civiltà europea e nordamericana a partire dal Settecento ad accreditare l’idea di un progresso illimitato, non frenato da catastrofi periodiche, di un antidestino che consente all’uomo di modificare quel che prima riteneva immodificabile. Oltre che da miriadi di eventi e scoperte con minore impatto simbolico, tale cambio di prospettiva è stato reso possibile non solo dalla fine dei grandi cicli epidemici della peste, dalla scoperta di Jenner del vaccino contro il vaiolo nel 1798, dalla conquista simbolica e reale del cielo attraverso l’invenzione del parafulmine da parte di Benjamin Franklin nel 1752, e dei palloni aerostatici dei fratelli Mongolfier nel 1784, ma anche da fatti considerati spesso marginali, quali l’introduzione, come cibo, della patata (prima considerata una pianta decorativa e velenosa) o la messa a coltura di campi relativamente poco fertili grazie alla più tarda invenzione dei concimi chimici da parte di Justus von Liebig nel 1840. Tutti questi fattori hanno permesso all’umanità di crescere enormemente in termini numerici e di svilupparsi rapidamente dal punto di vista qualitativo.

Vi è poi stata la progressiva espugnazione di tre dei tradizionali quattro elementi che fisiologicamente sembrerebbero estranei all’uomo in quanto animale terricolo, dotato di polmoni per respirare e di gambe per camminare. Dopo i battelli a remi, a vela, a vapore, a nafta, a propulsione atomica, le acque sono state solcate ed esplorate a profondità crescenti dai sottomarini e dai batiscafi[30]; l’aria è stata attraversata non solo dalle mongolfiere e dagli aerei dei fratelli Wright, ma anche dai missili, dalle stazioni interplanetarie e dalle invisibili onde hertziane (utilizzate, in tappe successive, dalla radio, dalla televisione, dai radiotelescopi o dai telefoni cellulari); il fuoco ha, infine, trovato la sua consacrazione epocale con l’invenzione del motore a scoppio e l’uso dei reattori nucleari.

Dai progetti di Von Braun in poi, la missilistica ha mostrato come l’uomo possa effettivamente abbandonare il proprio pianeta materno. Tale distacco è sembrato la conclusione di un sogno, il simbolo del trionfo della nostra specie, il culmine della sua vittoriosa «autoaffermazione». Dallo spazio interplanetario e, in particolare, dalla superficie della Luna, dove Neil Armstrong è il primo a mettere piede nel luglio del 1969 (chi avrebbe pensato, dopo Luciano di Samosata e Cyrano de Bergerac, che l’uomo sarebbe veramente riuscito ad andarvi, a conoscerne la faccia nascosta e, ancor di più, a mandare sonde su pianeti e comete all’interno del sistema solare e oltre?), il nostro globo appare azzurro e coperto di bianche nubi: le montagne si stagliano sulle pianure, gli oceani si distinguono dai continenti, i poli mostrano le loro calotte di ghiaccio. Guardando la superficie brulla della Luna o posando piede sui suoi «mari» e crateri oppure osservando le immagini di altri pianeti dalle atmosfere per noi irrespirabili e dalle temperature infuocate o gelide, si riscopre la nostalgia per la Terra, l’unico luogo, per quanto finora sappiamo, dove c’è vita. Rispetto alle solitudines degli altri mondi, la Terra resta la sola «oasi» in cui l’uomo può abitare, prima che in essa, tra miliardi



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